Alza gli occhi
Sono passati esattamente 26 giorni dalla fine del mio Erasmus, 25 dalla morte di mio nonno, appena dopo il mio ritorno.
Non mi andava di scrivere perchè non trovavo appropriato contaminare una sentimento così importante come la perdita di una persona cara con le leggerezze che questo spazio ha ospitato.
Siamo infatti su due livelli diversi; ho letto e riletto i post precedenti per capire se mai questo diario fosse stato attraversato da eventi così difficili da affrontare. Ho trovato esami andati male, giornate storte, una lunga storia d'amore finita non come desideravi, una partenza difficile per un posto lontano.
Niente di tutto questo è lontanamente comparabile con la scomparsa di una persona. Tutto il tempo che non ho speso per aggiornare il blog l'ho impiegato a pensare, a reagire di fronte ad un evento, la morte, che ,da adulto, non avevo avuto modo di affrontare.
Questo non è il luogo migliore per raccogliere queste riflessioni, che sono intime e di conseguenza strettamente personali. Penso tuttavia che uno solo di questi pensieri possa essere riportato, che poi è quello attorno al quale ho deciso di ricostruire me stesso e andare avanti.
Alla morte di una persona si parla spesso di "scomparsa". Ma chi scompare? Non il defunto, non soltanto almeno. Se ne va tutta la persona che eravamo prima, la stessa che aveva riservato un posto a chi se n'è andato. Credo che non si possa convivere con la morte, con questo "buco"; qualcosa che davi per scontato, indistruttibile, infinito.
Quantomeno io non sono capace e quella persona che ero non esiste più, se n'è andata per sempre.
Se se ne va una persona cara per quanto mi riguarda il timer si azzera, si ricomincia. Abbiamo ancora 22 anni, studiamo ancora Relazioni Internazionali, tifiamo ancora Inter ma sono solo gli accessori della nostra persona a non essere mutati. Dentro è come se dovessimo preparare lo stesso dolce che abbiamo sempre cucinato ma con un ingrediente in meno.
Questo è l'unico modo in cui si può alzare gli occhi, smettendo di camminare a testa bassa.
A presto con post più frivoli
Jerome
Non mi andava di scrivere perchè non trovavo appropriato contaminare una sentimento così importante come la perdita di una persona cara con le leggerezze che questo spazio ha ospitato.
Siamo infatti su due livelli diversi; ho letto e riletto i post precedenti per capire se mai questo diario fosse stato attraversato da eventi così difficili da affrontare. Ho trovato esami andati male, giornate storte, una lunga storia d'amore finita non come desideravi, una partenza difficile per un posto lontano.
Niente di tutto questo è lontanamente comparabile con la scomparsa di una persona. Tutto il tempo che non ho speso per aggiornare il blog l'ho impiegato a pensare, a reagire di fronte ad un evento, la morte, che ,da adulto, non avevo avuto modo di affrontare.
Questo non è il luogo migliore per raccogliere queste riflessioni, che sono intime e di conseguenza strettamente personali. Penso tuttavia che uno solo di questi pensieri possa essere riportato, che poi è quello attorno al quale ho deciso di ricostruire me stesso e andare avanti.
Alla morte di una persona si parla spesso di "scomparsa". Ma chi scompare? Non il defunto, non soltanto almeno. Se ne va tutta la persona che eravamo prima, la stessa che aveva riservato un posto a chi se n'è andato. Credo che non si possa convivere con la morte, con questo "buco"; qualcosa che davi per scontato, indistruttibile, infinito.
Quantomeno io non sono capace e quella persona che ero non esiste più, se n'è andata per sempre.
Se se ne va una persona cara per quanto mi riguarda il timer si azzera, si ricomincia. Abbiamo ancora 22 anni, studiamo ancora Relazioni Internazionali, tifiamo ancora Inter ma sono solo gli accessori della nostra persona a non essere mutati. Dentro è come se dovessimo preparare lo stesso dolce che abbiamo sempre cucinato ma con un ingrediente in meno.
Questo è l'unico modo in cui si può alzare gli occhi, smettendo di camminare a testa bassa.
A presto con post più frivoli
Jerome
4 Comments:
Per esperienza personale dico che la gente può dire quello che vuole, che le persone vivranno per sempre nei nostri cuori ma quando affronti la realtà di tutti i giorni il vuoto lo senti ugualmente ma sono i ricordi che ci aiutano ad andare avanti ed a diventare più grandi.
Una conseguenza sicura della morte, sia per chi crede che per chi non crede è che il peggio è per quelli che rimangono e che sono costretti a convivere con il peso della scomparsa per tempo e tempo.
Come sai non sono proprio la persona migliore per parlare di certi argomenti, il mestiere che mi accingo a fare e con cui ho già avuto molte esperienze, mi porta ad un cinismo e fatalismo tale da non poter dare eccessivi consigli per vivere certe emozioni.
Sicuramente certe cose fanno capire quanto in determinati casi siamo coglioni. Quando pensiamo che le cose gravi della vita siano il non fare cose nuove al sabato sera, il non poter fare la vacanza dei sogni mentre c'è ben altro con cui siamo o saremo costretti a scontrarci.
Mi unisco al tuo dolore.
Sembra cinico dirlo ma queste soste forzate ci costringono ogni volta a ripartire un pochino più consapevoli di cosa sia la vita.
Non si può fare altro pur dovendo contrastare l'oggettiva difficoltà nel rendersi conto che con la perdita di una persona cara se ne va inevitabilmente anche una parte di noi e che nulla sarà uguale.
Rimangono i ricordi e, in alcuni malaugurati casi, i rimpianti.
Grazie a loro è possibile crescere e grazie a questa crescita sentiremo sempre vicino la persona scomparsa.
La perdita di una persona cara l'ho vissuta mio malgrado più di una volta. E' vero. La sensazione è quella di azzeramento del timer. Come se tutto quello che eri prima non è più paragonabile a quello che sei ora perchè ci sono presupposti diversi da cui partire. Però ti consiglio di non farti influenzare troppo da questa sensazione...col passare del tempo riesci a collocare il tuo dolore e riesci anche a realizzare che non c'è quella netta spaccatura che vedevi all'inizio. Realizzi che c'è una continuità tra il prima e il dopo e quella continuità è dovuta al fatto che quello che ci hanno lasciato queste persone vive dentro di noi, nel modo in cui ragioniamo e nel modo in cui guardiamo la vita...pensare a queste cose mi tranquillizza e mi fa stare meglio. Spero che ci arriverai presto anche tu.
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