Tutti i cocci si ricompongono, prima o poi....
SDRAGABAMMMM
La mia tragedia è inizata esattamente così, con uno SDRAGABAMMMM. Questo sì che è un modo figo di inziare un racconto, con un bel suono onomatopeico.
Il racconto della mia tragedia è inziato così, con una chitarra che cade al suolo, uno sguardo distratto che la raccoglie come fosse un gesto di routine, un manico quasi spezzato, una chitarra semi-piegata, uno sguardo incredulo, una quasi bestemmia corretta in un' imprecazione più comune, lo sguardo sempre fisso.
Nessuno che non possieda uno strumento può capire cosa vuol dire non poterne disporre più, all'improvviso. Molti si immaginano gli strumenti musicali come uno stereo, schiacci PLAY e parte la musica. Non possono, non per colpa loro, capire che suonare è come ridere o piangere, è esercitare un'emozione. Provate a sentirivi dire: " Mi dispiace da domani non puoi più sorridere, commuoverti, arrabbiarti"
Io mi sono rassegnato a non essere capito perchè ovviamente nella grande classifica mondiale delle tragedie che magari sono successe nel mondo lo stesso giorno alla stessa ora a persone diverse da me la mia storia è davvero irrilevante. Ho sempre trovato delirante questo modo di ragionare. Delle serie: "sorridi finchè c'è qualcuno che sta peggio di te!" E quel povero Cristo che fa?
Coimbra mi ha fatto diventare credo la persona più razionale che abbia mai conosciuto. Il motto qui è sempre stato volere è potere, niente è impossibile. Tutti gli ostacoli che ho incontrato durante il percorso, da quelli più insignificanti a quelli più duri li ho superati non mettendoli sotto al tappeto e guardando il calendario ma affrontandoli uno per uno. Ma la chitarra non posso ripararla e improvvisamente la massima da "volere è potere" è diventata " Alcune cose vanno accettate così come sono".
Dimenticatevi della mia chitarra e di tutte le mie fregnacce esistenziali. In astratto "volere non è potere", anche il più razionale del mondo si ferma di fronte al fatto che certe cose accadono e non possiamo farci nulla. Cercare delle lontane spiegazioni non sarebbe altro che perdere inutilmente del tempo.
Questa fuffariflessione mi ha riportato a ciò che penso ininterrottamente da 10 giorni a questa parte. Sono ossessionato dal concetto della scelta giusta. Un po' come quelli che devono cambiare televisore o cellulare e guardano 140 modelli diversi cercando QUEL modello, nell'incubo che poi una settimana dopo nel negozio sotto casa ne sia arrivato uno molto molto più figo.
Beh io sono uno di quelli. Solamente che tendo, o tendevo, a farlo anche per TUTTE le scelte.
Sarà che questo è un periodo di scelte. La fine dell'Erasmus, il ritorno alla vita vera, la laurea, il dopo-laurea e i primi "pensieri di lungo periodo" come mi piace chiamarli.
E se non fosse la scelta giusta? E se la scelta giusta fosse fare quello, piuttosto che l'altro? Quando ripartire? A febbraio? A Marzo? Da solo?
E' buffo ma a sbrogliare un po' la situazione ci ha pensato un brano di "Castelli di rabbia" di Baricco che un amica che forse oggi potrebbe anche odiarmi mi ha fatto leggere questa primavera. La cosa più divertente è che non ricordo esattamente cosa ci fosse scritto nel libro, ma avendola letta in un momento particolarmente delicato è come se avessi forgiato quell'immagine a mio piacimento.
Era il passaggio in cui si riferiva alla vita come ad una persona che deve trasportare decine di sfere di vetro, molto delicate, angosciato che alcune di esse possano cadere. Beh che cadano! E' normale. Fa tutto parte della vita. Gli errori, le scelte sbagliate, le parole di troppo, le sfortune, i momenti di debolezza e fragilità non sono anomalie del sistema, fanno parte di un disegno più grande. Sono le sfere che cadono e si rompono, perchè non potrebbe essere altrimenti, e dobbiamo conviverci più o meno serenamente.
La dimostrazione che questa teoria è valida è che poi alla fine, in un modo o nell'altro tutti i cocci si ricompongono, e se lo dice uno che ha la chitarra spezzata in due potete crederci. Oggi per esempio guai burocratici fermi da giorni si sono sbrogliati tutti insieme, e grazie a Bisi la mia chitarra è tornata a Milano dove, più facilmente che a Coimbra, qualcuno può ripararla.
Dopo questa profusione di ottimismo come minimo domani mattina mi sveglio e alzandomi dal letto scivolo, mi rompo un braccio, precipito sul pc, mando a fuoco la stanza e mi troverò la sera a domandarmi come i pezzi si possano ricomporre.
Tralaltro ho questo problema. Ho l'istinto di uccidere una persona, è la responsabile del mio ufficio Erasmus qui. Una persona talmente odiosa che si sveglia e quando va in bagno si piglia a schiaffi davanti allo specchio. Insomma già non ho un ottimo rapporto con la burocrazia, in più questi individui, che si atteggiano da depositari del sapere, dei veri e propri tuttologi della modulologia inutile, delle code per niente, dei documenti persi, sono l'ultimo anello della catena evolutiva appena davanti a muschi e licheni con ottime possibilità di carriera per questi ultimi.
Sono stufo di essere solidale con la loro frustrazione. Tutte le persone che lavorano sono più o meno frustrate, la stragrande maggioranza dei lavoratori fa lavori monotoni e guardando la sveglia la mattina spera che dei grandi dischi volanti abbiano conquistato la terra e non ci sia più bisogno di lavorare.
Ma i burocrati a differenza di tutti questi possono scaricare la loro frustrazione su altre persone, secondo lo stesso perverso procedimento che accade tra professori e alunni a scuola. In pochi arrivano a fare il passaggio successivo. Perchè questo lavoro è così frustrante? Non sarà perchè anch'io faccio la mia piccola parte con gli altri nella grande catena della frustrazione?
23.58 su Coimbra, piove, chi l'avrebbe mai detto. Il pc riproduce buona musica, Ludovico Einaudi.
Ascoltatelo e tutte le mie divagazioni sulla musica troveranno incredibilmente un senso.
Jerome
La mia tragedia è inizata esattamente così, con uno SDRAGABAMMMM. Questo sì che è un modo figo di inziare un racconto, con un bel suono onomatopeico.
Il racconto della mia tragedia è inziato così, con una chitarra che cade al suolo, uno sguardo distratto che la raccoglie come fosse un gesto di routine, un manico quasi spezzato, una chitarra semi-piegata, uno sguardo incredulo, una quasi bestemmia corretta in un' imprecazione più comune, lo sguardo sempre fisso.
Nessuno che non possieda uno strumento può capire cosa vuol dire non poterne disporre più, all'improvviso. Molti si immaginano gli strumenti musicali come uno stereo, schiacci PLAY e parte la musica. Non possono, non per colpa loro, capire che suonare è come ridere o piangere, è esercitare un'emozione. Provate a sentirivi dire: " Mi dispiace da domani non puoi più sorridere, commuoverti, arrabbiarti"
Io mi sono rassegnato a non essere capito perchè ovviamente nella grande classifica mondiale delle tragedie che magari sono successe nel mondo lo stesso giorno alla stessa ora a persone diverse da me la mia storia è davvero irrilevante. Ho sempre trovato delirante questo modo di ragionare. Delle serie: "sorridi finchè c'è qualcuno che sta peggio di te!" E quel povero Cristo che fa?
Coimbra mi ha fatto diventare credo la persona più razionale che abbia mai conosciuto. Il motto qui è sempre stato volere è potere, niente è impossibile. Tutti gli ostacoli che ho incontrato durante il percorso, da quelli più insignificanti a quelli più duri li ho superati non mettendoli sotto al tappeto e guardando il calendario ma affrontandoli uno per uno. Ma la chitarra non posso ripararla e improvvisamente la massima da "volere è potere" è diventata " Alcune cose vanno accettate così come sono".
Dimenticatevi della mia chitarra e di tutte le mie fregnacce esistenziali. In astratto "volere non è potere", anche il più razionale del mondo si ferma di fronte al fatto che certe cose accadono e non possiamo farci nulla. Cercare delle lontane spiegazioni non sarebbe altro che perdere inutilmente del tempo.
Questa fuffariflessione mi ha riportato a ciò che penso ininterrottamente da 10 giorni a questa parte. Sono ossessionato dal concetto della scelta giusta. Un po' come quelli che devono cambiare televisore o cellulare e guardano 140 modelli diversi cercando QUEL modello, nell'incubo che poi una settimana dopo nel negozio sotto casa ne sia arrivato uno molto molto più figo.
Beh io sono uno di quelli. Solamente che tendo, o tendevo, a farlo anche per TUTTE le scelte.
Sarà che questo è un periodo di scelte. La fine dell'Erasmus, il ritorno alla vita vera, la laurea, il dopo-laurea e i primi "pensieri di lungo periodo" come mi piace chiamarli.
E se non fosse la scelta giusta? E se la scelta giusta fosse fare quello, piuttosto che l'altro? Quando ripartire? A febbraio? A Marzo? Da solo?
E' buffo ma a sbrogliare un po' la situazione ci ha pensato un brano di "Castelli di rabbia" di Baricco che un amica che forse oggi potrebbe anche odiarmi mi ha fatto leggere questa primavera. La cosa più divertente è che non ricordo esattamente cosa ci fosse scritto nel libro, ma avendola letta in un momento particolarmente delicato è come se avessi forgiato quell'immagine a mio piacimento.
Era il passaggio in cui si riferiva alla vita come ad una persona che deve trasportare decine di sfere di vetro, molto delicate, angosciato che alcune di esse possano cadere. Beh che cadano! E' normale. Fa tutto parte della vita. Gli errori, le scelte sbagliate, le parole di troppo, le sfortune, i momenti di debolezza e fragilità non sono anomalie del sistema, fanno parte di un disegno più grande. Sono le sfere che cadono e si rompono, perchè non potrebbe essere altrimenti, e dobbiamo conviverci più o meno serenamente.
La dimostrazione che questa teoria è valida è che poi alla fine, in un modo o nell'altro tutti i cocci si ricompongono, e se lo dice uno che ha la chitarra spezzata in due potete crederci. Oggi per esempio guai burocratici fermi da giorni si sono sbrogliati tutti insieme, e grazie a Bisi la mia chitarra è tornata a Milano dove, più facilmente che a Coimbra, qualcuno può ripararla.
Dopo questa profusione di ottimismo come minimo domani mattina mi sveglio e alzandomi dal letto scivolo, mi rompo un braccio, precipito sul pc, mando a fuoco la stanza e mi troverò la sera a domandarmi come i pezzi si possano ricomporre.
Tralaltro ho questo problema. Ho l'istinto di uccidere una persona, è la responsabile del mio ufficio Erasmus qui. Una persona talmente odiosa che si sveglia e quando va in bagno si piglia a schiaffi davanti allo specchio. Insomma già non ho un ottimo rapporto con la burocrazia, in più questi individui, che si atteggiano da depositari del sapere, dei veri e propri tuttologi della modulologia inutile, delle code per niente, dei documenti persi, sono l'ultimo anello della catena evolutiva appena davanti a muschi e licheni con ottime possibilità di carriera per questi ultimi.
Sono stufo di essere solidale con la loro frustrazione. Tutte le persone che lavorano sono più o meno frustrate, la stragrande maggioranza dei lavoratori fa lavori monotoni e guardando la sveglia la mattina spera che dei grandi dischi volanti abbiano conquistato la terra e non ci sia più bisogno di lavorare.
Ma i burocrati a differenza di tutti questi possono scaricare la loro frustrazione su altre persone, secondo lo stesso perverso procedimento che accade tra professori e alunni a scuola. In pochi arrivano a fare il passaggio successivo. Perchè questo lavoro è così frustrante? Non sarà perchè anch'io faccio la mia piccola parte con gli altri nella grande catena della frustrazione?
23.58 su Coimbra, piove, chi l'avrebbe mai detto. Il pc riproduce buona musica, Ludovico Einaudi.
Ascoltatelo e tutte le mie divagazioni sulla musica troveranno incredibilmente un senso.
Jerome
2 Comments:
Ma come hai fatto a piegare in due una chitarra? Mi puzza di delirio da alcol :-D
Si è spezzato il manico, che ora è curvo....
Nessun delirio da alcool purtroppo...
Jerome
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