Università pre(Occupata)
Ebbene sì ho ceduto
Potevo starmene a letto, dormire due ore in più e svegliarmi riposato pronto per un'altra giornata insignificante.
Invece contro la mia stessa volontà sono andato in Università ad assistere ai "moti rivoluzionari"
Mi sono fatto un'idea di cosa siano, chi li guidi e per che cosa si battano.
Beh l'atmosfera dell'occupazione è irripetbile a chi non l'ha mai provata, soprattutto agli occhi di chi parte con una buona dose di pregiudizi.
Pregiudizi che in alcuni casi si confermano anche, io stesso alla fine della giornata non mi s0no fatto una grande idea degli occupanti.
Apprezzo il loro spirito, ho stima per la loro passione che fa da negativo a un'apatia dolorosa e frustrante.
Ma non basta.
La loro battaglia è vecchia, vecchi sono i loro schemi, i loro nemici, i loro metodi e le loro discussioni.
E' vecchio cacciare via un fotografo solo perchè " i giornalisti gettano lammerda su di noi"
E' vecchio andare in quaranta a pestare quattro ciellini perchè provocano, diffondendo volantini.
E' vecchio rifiutare il dialogo perchè " il mezzo dell'occupazione è anti-istituzionale per eccellenza e allora con il preside non si parla"
Perchè, guardiamoci in faccia, l'occupazione stessa è vecchia.
E' vecchio credere che l'onda del 68, dopo essersi ritirata, un giorno sia destinata come per natura a tornare....
ma, scusate la metafora, quello non era un'onda ma uno Tsunami e gli Tsunami vengono una volta sola e non tornano più.
Questa gente scruta l'orizzonte e si autosuggestiona " Eccola l'onda, sta arrivando!"
Cazzate, l'onda non arriva.
L'occupazione è divertente, produce anche cose interessanti e incontri davvero unici. Smuove la situazione. E basta.
Chissà se è un bene o un male non riconoscermi in queste persone. Avere una sorta di empatia nei loro confronti, ma provare anche una sorta di pena. Perchè hanno un'ansia smisurata di cambiare le cose, ma sono sempre più soli. Ho incontrato molte persone oggi, alcune di queste, tra i non-occupanti, mosse da altrettanta voglia di fare, di cambiare, di far conoscere e di costruire. Ma senza il potere carismatico di chi si protegge dietro a scudi ideologici. Gente a cui manca il gruppo all'interno del quale esprimersi ma che non per questo deve essere considerato apatico o schiavo del sistema. Nessuno riesce a comprendere il potenziale di queste persone, le emargina solo per il loro essere non inquadrato ma sottovaluta incredibilmente il contributo che potrebbe dare.
E' l'inquadramento ideologico ad essere superato, per quello ci si stupisce se la gente non occupa più o non si mobilita più. Non è l'interesse, quello c'è ancora, solo molto più trasversale, diviso tra persone che magari condividono idee politiche molto distanti.
Un giorno grazie a Dio si estinguerà la convinzione comune che se non fai rumore, se non sei chiassoso la tua battaglia è debole. Questo vale tanto a destra quanto a sinistra.
Un giorno qualcuno capirà che esiste una via che non guarda sempre e inesorabilmente al passato, a come hanno fatto i nostri padri e i nostri nonni, ma a cosa possiamo fare noi.
Un giorno qualcuno si renderà conto che un certo modo di vestire, di parlare e di pensare non viene dal presente ma solo ed esclusivamente dal passato. Finchè continueranno a sognare di costruire il futuro bypassando il presente e rimpiangendo un passato sempre più passato, i loro sforzi saranno sempre più vani.
Perchè che ti piaccia o o no è con il presente che ti devi confrontare, i tuoi modelli te li devi costruire, forgiare con la battaglia non importarli da una storia che non ti appartiene più.
Smetti di guardare al passato e vedrai che la gente tornerà a mobilitarsi, e in massa.
Jerome
Potevo starmene a letto, dormire due ore in più e svegliarmi riposato pronto per un'altra giornata insignificante.
Invece contro la mia stessa volontà sono andato in Università ad assistere ai "moti rivoluzionari"
Mi sono fatto un'idea di cosa siano, chi li guidi e per che cosa si battano.
Beh l'atmosfera dell'occupazione è irripetbile a chi non l'ha mai provata, soprattutto agli occhi di chi parte con una buona dose di pregiudizi.
Pregiudizi che in alcuni casi si confermano anche, io stesso alla fine della giornata non mi s0no fatto una grande idea degli occupanti.
Apprezzo il loro spirito, ho stima per la loro passione che fa da negativo a un'apatia dolorosa e frustrante.
Ma non basta.
La loro battaglia è vecchia, vecchi sono i loro schemi, i loro nemici, i loro metodi e le loro discussioni.
E' vecchio cacciare via un fotografo solo perchè " i giornalisti gettano lammerda su di noi"
E' vecchio andare in quaranta a pestare quattro ciellini perchè provocano, diffondendo volantini.
E' vecchio rifiutare il dialogo perchè " il mezzo dell'occupazione è anti-istituzionale per eccellenza e allora con il preside non si parla"
Perchè, guardiamoci in faccia, l'occupazione stessa è vecchia.
E' vecchio credere che l'onda del 68, dopo essersi ritirata, un giorno sia destinata come per natura a tornare....
ma, scusate la metafora, quello non era un'onda ma uno Tsunami e gli Tsunami vengono una volta sola e non tornano più.
Questa gente scruta l'orizzonte e si autosuggestiona " Eccola l'onda, sta arrivando!"
Cazzate, l'onda non arriva.
L'occupazione è divertente, produce anche cose interessanti e incontri davvero unici. Smuove la situazione. E basta.
Chissà se è un bene o un male non riconoscermi in queste persone. Avere una sorta di empatia nei loro confronti, ma provare anche una sorta di pena. Perchè hanno un'ansia smisurata di cambiare le cose, ma sono sempre più soli. Ho incontrato molte persone oggi, alcune di queste, tra i non-occupanti, mosse da altrettanta voglia di fare, di cambiare, di far conoscere e di costruire. Ma senza il potere carismatico di chi si protegge dietro a scudi ideologici. Gente a cui manca il gruppo all'interno del quale esprimersi ma che non per questo deve essere considerato apatico o schiavo del sistema. Nessuno riesce a comprendere il potenziale di queste persone, le emargina solo per il loro essere non inquadrato ma sottovaluta incredibilmente il contributo che potrebbe dare.
E' l'inquadramento ideologico ad essere superato, per quello ci si stupisce se la gente non occupa più o non si mobilita più. Non è l'interesse, quello c'è ancora, solo molto più trasversale, diviso tra persone che magari condividono idee politiche molto distanti.
Un giorno grazie a Dio si estinguerà la convinzione comune che se non fai rumore, se non sei chiassoso la tua battaglia è debole. Questo vale tanto a destra quanto a sinistra.
Un giorno qualcuno capirà che esiste una via che non guarda sempre e inesorabilmente al passato, a come hanno fatto i nostri padri e i nostri nonni, ma a cosa possiamo fare noi.
Un giorno qualcuno si renderà conto che un certo modo di vestire, di parlare e di pensare non viene dal presente ma solo ed esclusivamente dal passato. Finchè continueranno a sognare di costruire il futuro bypassando il presente e rimpiangendo un passato sempre più passato, i loro sforzi saranno sempre più vani.
Perchè che ti piaccia o o no è con il presente che ti devi confrontare, i tuoi modelli te li devi costruire, forgiare con la battaglia non importarli da una storia che non ti appartiene più.
Smetti di guardare al passato e vedrai che la gente tornerà a mobilitarsi, e in massa.
Jerome
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