meno sappiamo e piu' lunghe sono le nostre Spiegazioni

venerdì, novembre 25, 2005

Non lo so

Ho come l'impressione che una buona fetta dei blog esistenti oggi parleranno di questa cosa,



quindi mi devo sforzare di non essere banale.

Ci saluta Geroge Best,ex-campione indiscusso del calcio inglese. La storia probabilmente la conoscete già tutti. Scoperto da un osservatore del Manchester a soli 15 anni in breve tempo divenne uno dei migliori giocatori che il calcio inglese abbia sfornato questo secolo. Appese le scarpe al chiodo a soli 26 anni, condusse una vita "spericolata " fino ad oggi, giorno del suo decesso con il fegato praticamente spappolato dall'abuso di alccol.

Probabilmente nelle prossime ore leggerete e sentirete svariate volte due cose. La sua biografia, in modo molto più approfondito di come ho fatto io, e questa frase:

""Ho speso tutti i miei soldi in alcool, donne e macchine veloci, il resto li ho sprecati"

Forse è su questa frase che bisogna riflettere. George Best ha vissuto la vita al massimo, è morto praticamente senza conoscere l'anzianità, tutta la vita circondato da belle donne.

George Best ha venduto il suo pallone d'oro all'asta insieme a tutti i suoi trofei per potere pagare i debiti contratti durante tutta la sua vita, è andato in galera diverse volte per violenze, ha avuto un trapianto di fegato una volta senza il quale probabilmente sarebbe morto prima.

Dato che qualche giorno fa si parlava in sostanza di "meglio un giorno da Leoni che", la vita di Geroge Best dovrebbe essere un esempio. Ha vissuto la vita fino all'ultimo, prima toccando praticamente il cielo e poi precipitando nel baratro dell'autodistruzione.

Quando ho letto la notizia su internet chissà perchè la prima cosa che mi è venuta in mente è stata: " Se ti facessero firmare adesso un foglio in cui ti dicono che muori prima ma quello che vivi lo vivi al massimo accetteresti?"

La risposta più scontata, al di là dell'entusiasmo iniziale alla Vasco Rossi, dovrebbe essere ovviamente no. Una parte di me ha però sempre dentro di se la paura di vivere come quelle persone che nella vita non sbagliano mai, ma non perchè siano infallibili quanto perchè non rischiano, non si buttano. E' evidente che una vita così non sarà mai sbagliata ma io la vedo anche come un'occasione persa.

Poniamo infatti che nell'aldilà non ci sia nulla, che ne so... un parcheggio o una grande spiaggia affollatissima.
Arriviamo all'ingresso e chiediamo spiegazioni su un'eventuale reincarnazione e l'impiegato, con la faccia di chi ha già ricevuto migliaia di volte questa domanda, ci dice che è tutto lì. E' finita. Ciccia!
La nostra vita era una sola e maledizione, a saperlo, avremmo fatto più cose.

Poniamo che, sempre in fila per il banco informazioni, ci siano Geroge Best e il Signor Rossi, morto a 84 anni guardando "La vita in diretta". Si parla del più e del meno. Da dove vieni, cosa facevi nella vita, di cosa sei morto eccetera. Le solite cose.
Indubbiamente Geroge Best ha fatto del male a molta gente mentre il signor Rossi è stato un buon cittadino, ha sempre pagato il canone RAI ( destino beffardo vista la sua morte), è andato in chiesa alle feste comandate e ha sempre comprato alla moglie un mazzo di rose metà bianche e metà rosse per il loro anniversario di matrimonio.

Ognuno ascolta i racconti dell'altro con molta attenzione finchè non chiamano il numero di uno dei due. Si salutano e si separano.

Chi dei due nutre più invidia della vita dell'altro?

Il titolo del post è e rimane la mia risposta.

E' vero, una vita come quella di Best ti lascia senza rimorsi mentre il signor Rossi magari qualche sfizio in più se lo sarebbe tolto volentieri.

Ma il mondo non sono tante piccole singole unità che cercano di fare il meglio per loro stessi, o almeno non il MIO mondo. La vita è fatta di relazioni, di dare qualcosa agli altri e ricevere da questi altrettanto. Geroge Best sarebbe il mio mito se la vita fosse una specie di videogioco dove tu sei il protagonista e gli altri sono lo sfondo, invece così non è. Non c'è bisogno di citare Foscolo e compagni per rendersi conto che la vita di una persona non finisce con la morte e che se abbiamo speso il 100% delle nostre energie per noi stessi e basta agli altri non è rimasto niente della nostra presenza, siamo stati più che altro dei passeggeri di questa vita.

Chissà forse è sintomatico che sia stato Geroge Best a volere quella foto. Lui disteso sul letto in punto di morte; ha voluto che la foto fosse pubblicata con la scrittea " Non morite come me".

Forse si è pentito proprio di quello che dicevamo prima.

Jerome

4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Credo che quando ti poni domande esistenziali del tipo: "vita pericolosa ma vissuta o vita sicura ma sterile?" la domanda che devi anteporti è: "cosa cerco?"

Ti spiego.

La foto di destra di Best mostra un uomo che si è consumato alla ricerca di qualcosa (felicità? autorealizzazione?) che, dallo sguardo avvilito, sembra non aver mai trovato...
Mentre il signor Rossi ha vissuto i suoi 85 anni senza rischi, convinto che la risposta al quesito "Cosa cerco?" venga prima o poi proferita dal Cucuzza...

Ipotizzando un dialogo nell'aldilà tra i due, penso che chiederebbero l'un l'altro se alla fine hanno trovato quello che cercavano, la risposta al "cosa cerco?"

Il problema è questo:
COME FAI A SCEGLIERE UNA DELLE DUE STRADE SE NON SAI NEMMENO DOVE STAI ANDANDO?

4:16 PM  
Blogger Jerome said...

Furio,

Concordo. Ma metti che nell'aldilà entrambi si siano accorti di aver trovato tutto sommato quello che cercavano. Best una vita di eccessi, il signor Rossi una vita tranquilla fatta di piccole cose.

Non sempre però quello che cerchiamo, ed eventualmente troviamo può essere qualcosa di giusto.
Altrimenti si torna in quella sorta di indivdualismo che dicevo prima; se ognuno ottiene dalla vita quello che cercava è a posto così.
Non mi sembra soddisfacente.

Diciamo che, mediato dal tuo intervento, il mio questito diventa:

" Che cosa è meglio cercare dalla vita?"

Jerome

5:02 PM  
Blogger Compagno di pranzi e cene said...

La foto di Best in fin di vita mi ha fatto tornare in mente un paziente morto durante un mio turno a giugno. Caro Jerome, te lo avevo anche raccontato, non so se lo ricordi. Stessa morte, stesse patologie, stessa vita. Io francamente che pur avendone poca, ho già avuto un pò di esperienza con gente morente, ti posso assicurare che il signor E.C. è stato quello per cui ho provato meno pena. Io francamente non considero "vivere un giorno da leoni" morire a 50 anni in quelle condizioni. Si può provare pietà per un drogato che si immette in quel giro per cause contingenti, ma non riesco a provare lo stesso sentimento per un persona che doveva solo ritenersi fortunato x il talento che aveva, che gli aveva permesso di avere una vita fortunata rispetto a quella di gran parte degli uomini del mondo, ma che getta via tutto, vita compresa.

8:48 PM  
Blogger Jerome said...

C'era un "ha volere" anzichè "a volere"...che vegogna!!

Va beh che è una svista, ma avvisatemi la prossima volta se no passo per 'gnurant

Jerome

3:41 PM  

Posta un commento

<< Home