meno sappiamo e piu' lunghe sono le nostre Spiegazioni

sabato, dicembre 15, 2007

Il New York Times conferma

Scrivevo il 25/10 ( che cosa brutta citarsi!)

" La spiegazione che mi sono dato è che le persone sono sempre meno felici. O almeno nella nostra società, nel nostro paese, in questo particolare momento storico, le persone sono mediamente tristi. Non so esattamente perchè, ho cercato spiegazioni diverse. Molto banalmente in primo luogo perchè la società che ci circonda impone modelli che in pochi sono in grado effettivamente di raggiungere, e ci sentiamo tutti insoddisfatti.

Chiedete a 30 persone che conoscete se sono soddisfatti di quello che stanno facendo. Se sono soddisfatti del proprio lavoro, della propria casa e più generalmente della propria vita. Per esperienza personale difficilmente non rimarrete delusi.
Mi è stato ripetutamente insegnato che la generazione precedente si accontentava più facilmente, e forse ne ha guadagnato in termini di felicità"

E l'altro ieri esce questo articolo sul Corriere.

Si salvi chi può, uomo avvisato.

Jerome

mercoledì, dicembre 12, 2007

Tra il prima e il dopo

MI riservo il diritto di non scrivere su questo blog per le seguenti ragioni:

- Mi sto laureando
- Sono in una fase di profonda insicurezza esistenziale,vedi dopo
- Mi sono iscritto a Facebook, è già finita la moda dei blog?
- Nella mia tesi pronta per andare in stampa avevo scritto " convogliare a nozze" anzichè "convolare". Non credo di poter diventare mai un giornalista.
- Non ci sono cose interessanti da dire. In generale.

Devo cercare disperatamente qualcuno specializzato in PROSSEMICA, una disciplina che nelle ultime settimane mi fa pensare molto.

La prossemica è quella disciplina che studia la dimensione spaziale e temporale di una comunicazione. Se cioè parlo con una persona mi collocherò davanti e non dietro, ad una distanza variabile dai 50 agli 80 centimetri. Se non rispetterò queste ed altre regole, l'altro interlocutore percepirà nella mia "violazione" qualcosa di anomalo.

Sono regole non scritte che si affermano. Benissimo, poniamo che un giorno ce le dimenticassimo tutti, e con esse tutte le altre regole non scritte che abbiamo imparato in tanti anni.

Cammino per strada. se cammino più in fretta di quello davanti lo devo superare? E se la sua velocità fosse di poco inferiore alla mia?

Saluto un amico in università. Lo reincontro pochi minuti dopo. E poi ancora, e ancora. A che volta smetterò di risalutarlo?

Chi dice per primo: "come va?" in una conversazione telefonica? Chi chiama o chi risponde?

Immaginate intere giornate a porsi domande di questo tipo e capirete la mia assenza da queste parti.

Prossimamente laureato

Jerome