meno sappiamo e piu' lunghe sono le nostre Spiegazioni

martedì, febbraio 27, 2007

Erasmus: Guida all'uso (Coimbra)

Sono sul podio del timer.

Tra tutte le cose a cui pensare, per lo più piagnucolose, riflessive e autoreferenziali, ho pensato invece di dedicarmi ad un'attività di pubblica utilità. Ovviamente le riflessioni piagnucolose sono solo posticipate di qualche giorno.

Voglio lasciare ai posteri un manuale di istruzioni alla vita Erasmus, in linea con la mia ferma convinzione che Internet sia come il maiale. Non si butta via niente.

Soprattutto in un periodo di scelte Erasmus, in cui orde di giovani timorosi scrutano i siti delle università europee in cerca del loro futuro questo potrebbe essere il modo migliore per dare un'idea di cosa sia quest'esperienza, e cosa sia qui.

I) IL LUOGO, COIMBRA

Perchè scegliere Coimbra? Boh! Perchè non scegliere Coimbra piuttosto. Tutti i portoghesi studiano qua, c'è gente che persino viene da Lisbona e da Porto.
Regola numero 1: NON FIDARSI DI GOOGLE MAP. Per la semplice ragione che Google Map/Earth è in due dimensioni come qualsiasi mappa. Un cm sulla mappa può significare 15 minuti di cammino in discesa e 15 minuti in salita.
La città ha tutti i requisiti per esser tipicamente portoghese: Edifici distrutti, parchi abbandonati, sporcizia per strada, pavimenti scivolosi e prezzi ridicoli.

2) LE PERSONE
Blablabla. GLi stereotipi non esistono, le mezze stagioni ci sono ancora e quando c'era lui non sempre i treni arrivavano in orario. Ciononostante le generalizzazioni funzionano

Italiani: Categoria da evitare sempre e comunque. Per un perverso meccanismo che ho potuto sperimentare personalmente queste esperienze non fanno che aumentare la tendenza a confermare il proprio stereotipo. Per gli italiani accade poi a due livelli, nazionale e regionale. Succede perciò che il napoletano fa l'italiano E il napoletano, il sardo fa il sardo E l'italiano e così via. Si distinguono a distanza di miglia per l'abbigliamento, per il loro essere in gruppo, e per la pessima abitudine di cantare POPPOROPPPO/SIA-MO-CAM-PIO-NI-DEL-MON-DO un po' dappertutto, anche nei luoghi più inopportuni. Parlano discretamente l'inglese e il portoghese, uno spagnolo approssimato/inventato, scarso francese.

Spagnoli: Se sentite un esercito che si aggira per la città sono indubbiamente loro. Fanno ancora più gruppo degli Italiani nel senso che si muovono TUTTI gli spagnoli insieme. Messi insieme potrebbero forse candidarsi con successo alle elezioni amministrative. Sono simpatici, dato indiscutibile. Forse perchè non hanno mai vinto la coppa del mondo.
Parlano uno scarso portoghese( perlopiù le parole in comune con la loro lingua), uno scarsissimo inglese, scarsissimo italiano e un quasi invisibile francese. Capitolo a parte per le minoranze. REGOLA N° 2: La Catalunya NON è Spagna, rivolgersi ai loro abitanti come a) Catalani b) Non spagnoli c) Chemmerdalaspagnavero? d) Spagna che?

Popoli dell'est: Generalmente freddi e distaccati, danno però in genere soddisfaizioni sul lungo periodo. Instaurare un qualche tipo di rapporto amichevole con loro vuol dire avere sciolto il loro ghiaccio. In cima alla lista i Polacchi che si sforzano di parlare portoghese a tutti i costi e vanno in chiesa ( Sì va beh- direte- e allora? Così, mi sembrava un dato interessante ) Ultimi della lista gli slovacchi che non hanno ancora capito a) che sono in Portogallo b) Dov'è il portogallo c) che in Portogallo si parla portoghese. Parlano un ottimo inglese e solo quello probabilmente

Belgi: Come scatenare l'ira funesta di Jerome. Forse il popolo peggiore. Trascurata la parte fiamminga con la quale il solo "Hola" comporta uno sforzo non indifferente, anche il resto del Belgo non gode delle mie simpatie. Succede, ognuno ha i suoi problemi con qualche paese. Io ce l'ho con questo piccolo foruncolo europeo che sforna soggetti di dubbio gusto, anche visivo.

Crucchi/Tedeschi: Troppi, giudizio in stand-by. Tanti e non particolarmente espansivi in genere. Si intravede però nella loro chiusura una carta volontà di espansività. Si sforzano inoltre di parlare portoghese, con risultati a volte grotteschi, ma va premiato il tentativo. A Coimbra dimorano tutti nella stessa casa, un edificio con 20 stanze e un bagno. Non domandate, sono o non sono la locomotiva dell'economia europea?

Brasiliani: Posso dirlo ora che sto per tornare e chi mi deve uccidere per quello che sto per dire sa che l'ho fatto in buona fede. Popolo straordinario. Gentilissimi, espansivi, parlano un portoghese ultra-comprensibile. E poi...le brasiliane! Come spiegare a chi non ha visto? Impossibile. Varrebbe la pena di venire a Coimbra solo per poter capire cosa sto dicendo. Vi lascio nel dubbio, un giorno mi ringrazierete.

3) SENSAZIONI

Prima di partire ognuno mi ha dato la sua versione delle cosiddette FASI. Qualcosa tipo " La prima settimana ti sentirai così, dopo un mese sarà così, dopo 3 mesi....e l'ultima settimana..."

Ovviamente nessuno aveva capito una beata mazza. Vi illustro le vere fase

Fase 1( primi 3 giorni): Dove sono? Cosa faccio? Ma sono ancora vivo? Come mi chiamo?
Fase 2( prima settimana): Fogli, documenti, burocrazia,casa, casa, casa. Devo trovare una casaaaaaaaaa!
Fase 3 (primo mese): Ok, ho una casa. Quante cavolo di persone sto incontrando? A quante persone ho detto il mio nome, mi sono presentato? Non mi ricordo il nome di tutte!!!
Fase 4( Primi 2 mesi): Ehi! Ma io sono da soloa migliaia di km da casa, posso fare tutto quello che voglio! Sarà questo l'Erasmus?
Fase 5(primi 3 mesi): Primi dubbi. Mi starò divertendo abbastanza? E gli altri si staranno divertendo come me? Avrò conosciuto abbastanza persone?
Fase 6(Primi 5 mesi): Cazzo! Fra un mese è finito tutto! Com'è possibile?? Devo fare ancora un sacco di cose...aspettate...andiamo! Facciamo!
Fase 7(Ultimi 10 giorni): Non avevo capito niente. Ma questo continua nel prossimo post

4) LIBERTA' & CO

E' assurdo, ma la cosa più figa dell'Erasmus secondo me è viaggiare. La cosa assurda è che non c'è bisogno dell'Erasmus per farlo. Forse perchè così lo si fa tra amici, con persone diverse da te, in posti lontani. Chi lo sa... Di certo nessuno ti corre dietro, nessuno decide dove devi andare, quando andare.
Idem per tutte le altre attività. Puoi fare corsi, sport, attività varie. Tutte cose che potresti tranquillamente fare in Italia, ma perchè lì non lo fai?

5) RESPONSABILITA' & CO

Imparare a vivere da solo non è una missione così impossibile. E' come stare a casa da soli il weekend, solo per un periodo un po' più lungo. Alcune ulteriori regole da aggiungere alle precedenti:

a) REGOLA N° 4: Lavare e scopare il pavimento della stanza almeno una volta a settimana se la tua finestra ha delle infiltrazioni dalle quali passerebbe anche un ippopotamo. Se manchi al tuo dovere una mattina rischi di svegliarti vedendo sprofondare i piedi in una sorta di foschia che altro non è che la polvere che si è accumulata

b) REGOLA n°5: Lavare sempre e cmq a 30°. O meglio rinfrescare a 30° visto che a questa temperatura i benefici del lavaggio sono pressochè invisibili. Tuttavia non ti incorre in rischi di sorta alcuna come insegna la
REGOLA n°6: Non mischiare i colori sopra i 30°. Blu e azzurro insieme, Rosso e marrone anche. Verde con il blu se non è troppo acceso. Arancione ecc domandarsi perchè si dispone di abbigliamenti di questo colore.

c) REGOLA N° 6: Lavare tutto subito dopo mangiato.
REGOLA N°6/b: Lavare la bistecchiera non più tardi di 5 minuti dopo l'uso per evitare la seguente escalation

da 5 a 10 Minuti dopo: Con un detersivo e una sfregata energica si può ancora rimediare al danno

da 10 a 30 Minuti: Munirsi di spugnetta metallica e raschiare energicamente. Quando vedete del sangue non temete, è solo la vostra mano

da 30 minuti a 2 ore: Fuoco intenso e forno di ghisa è l'unico rimedio possibile per rimuovere lo sporco dalla padella

da 2 ore in poi: Buttare la pentola

d) REGOLA N°7: Lavare il bagno una volta a settimana. Tale stima è calcolata su un bagno di circa 3 mq. Agire proporzionalmente alla rovescia per bagni più piccoli. REGOLA N°8 (grazie alle catalane): Non usare il detersivo dei piatti per lavare il lavandino de bagno. (La spiegazione è qualcosa tipo "Conho, Tio! Uno sgrassa e l'altro disinfetta!!)

REGOLA N°9: Smettere di credere nella burocrazia, e nella sua presunta efficienza. La burocrazia è malvagia e mira alla autodistruzione dell'individuo. Non demoralizzarsi mai. Accettare tutto ciò che viene richiesto sperando di poter contare su un posto di favore nell'aldilà.

mi manca la numero 10, me la immagino qualcosa come

REGOLA N° 10: Venite in Erasmus!

Jerome

giovedì, febbraio 15, 2007

Conto alla rovescia attivo

Ultimo esame, è scattato il timer al mio erasmus. Da oggi ho ufficialmente 15 giorni per fare tutto ciò che mi ero proposto prima di partire.

Circa 8 mesi fa, il 10 Giugno 2006, scrivevo:

LISTA DELLE 5 COSE DA FARE PRIMA DELLA PARTENZA (in corsivo) Correzioni al 15/2/2007( in grassetto)

1) Rimanere in pari con gli esami, pena l'evirazione ( c'è una cacofonia di II grado...)
Fatto. studente modello, partito assolutamente in pari.


2) Appurare che la Juve vada in B, in caso contrario smettere di credere nel sistema, la vita, la forza di gravità ( Non necessariamente nell'ordine)
Fatto
. La Juve è gioiosamente precipitata nella seconda divisione, arranca sui campi di Rimini e Albino Leffe.

3) Imparare almeno 10 frasi in portoghese se non altro per l'ambientamento inziale. Qualcosa del tipo " Mi porta alla stazione?" " Dov'è l'Università?" e " Ha mica un siero anti-vipera?"
Fallito. I miei primi tre mesi di portoghese sono stati qualcosa come : Ehmpff...IMM....Bomm.....ehmm....Do you speak English?"


4) Eliminare qualsiasi legame affettivo con tutte le persone che conosco qui. Disconoscere, nell'ordine, amici, spasimanti, amanti, nonni, fratelli e genitori. Così l'addio sarà più facile.
Fallito. Non sono riuscito a liberarmi di Mme Jerome nonostante le avessi prospettato uno scenario di perdizione, una specie di isola tropicale abitata soltanto da procaci ballerine cubane e brasiliane.

5) Farmi un tatuaggio, finto. Così per marcare subito il territorio coimbrese. Tre ideogrammi cinesi con scirtto: guerra, vento e marzapane.
Fallito. Ma ho marcato il territorio il primo giorno, appena arrivato, schiantandomi contro la porta a vetri dell'aeroporto di Lisbona. Maledette porte roteanti...


LISTE DELLE COSE DA FARE A COIMBRA

1) Imparare di grazia il portoghese, o almeno, un accento abbastanza decente da convincere i miei amici che un qualsiasi farfuglio inventato è in realtà un brano dell'Infinito di Leopardi tradotto da me medesimo.
Pronto...ainda não sei falar português. Mas posso fingir de falar português. Quem pode perceber?
(Fatto)

2) Conoscere una ragazza finlandese, anche brutta non importa. Così, per parlare. La Finlandia è potenzialmente un luogo che mi intriga, subito dopo Argentina e Nuova Zelanda naturalmente.
Fallito.Dannazione per un pelo. L'ho avvistata, so che c'è. So che esiste a Coimbra una ragazza finlandese, ma non riesco ad intercettarla. So persino con chi vive, non mi sfuggirà. 15 giorni, ancora nulla è perduto.

3) Fare Surf. Si può, mi dicono. Sull'Atlantico. Nella vita, fatto il surf, hai scollinato. Niente sarà più come prima
Fallito. Ma ho visto fare surf, conta lo stesso? Fare surf non è come fare canoa e giocare a freccette, esige preprazione, strumenti, allenamento, posti adatti, tempo. Insomma non è che puoi dire di punto in bianco: andiamo a fare surf! tanto più che Coimbra non è sul mare, forse a Giugno no avevo preso in considerazione questa variabile non indifferente.

4)Diventare palestrato e barbuto. Al mio ritorno voglio sembrare un misto tra Russel Crowe, Rambo a Adriano Pappalardo
Fatto. Sono più cicciotello e moderatamente più barbuto. I miei polpacci inoltre hanno beneficiato del sali-scendi coimbrese. I quadricipiti di Javier Zanetti sono in confronto degli stuzzicadenti.
5) Rimanere i pari con gli esami, pena l'evirazione mancata al precedente punto 1
Fatto.Ho dato 3 esami in 6 mesi, meglio della media nazionale. Soprattutto li ho dati in 3 lingue diverse, qualcuno è davvero riuscito a fare di meglio in questo lasso di tempo?

Scherzi a parte, sono felice. Ho 15 giorni da dedicare soltanto a me stesso, a quello che volevo e non ho avuto da questo Erasmus, a quello che ho avuto e vorrei avere sempre.
La vostra croce saranno i miei prossimi post. Nulla di questa esperienza vi verrà nascosta.

Auguri!! Ehm... Parabens!

Jerome



venerdì, febbraio 09, 2007

Tutti i cocci si ricompongono, prima o poi....

SDRAGABAMMMM

La mia tragedia è inizata esattamente così, con uno SDRAGABAMMMM. Questo sì che è un modo figo di inziare un racconto, con un bel suono onomatopeico.

Il racconto della mia tragedia è inziato così, con una chitarra che cade al suolo, uno sguardo distratto che la raccoglie come fosse un gesto di routine, un manico quasi spezzato, una chitarra semi-piegata, uno sguardo incredulo, una quasi bestemmia corretta in un' imprecazione più comune, lo sguardo sempre fisso.

Nessuno che non possieda uno strumento può capire cosa vuol dire non poterne disporre più, all'improvviso. Molti si immaginano gli strumenti musicali come uno stereo, schiacci PLAY e parte la musica. Non possono, non per colpa loro, capire che suonare è come ridere o piangere, è esercitare un'emozione. Provate a sentirivi dire: " Mi dispiace da domani non puoi più sorridere, commuoverti, arrabbiarti"

Io mi sono rassegnato a non essere capito perchè ovviamente nella grande classifica mondiale delle tragedie che magari sono successe nel mondo lo stesso giorno alla stessa ora a persone diverse da me la mia storia è davvero irrilevante. Ho sempre trovato delirante questo modo di ragionare. Delle serie: "sorridi finchè c'è qualcuno che sta peggio di te!" E quel povero Cristo che fa?


Coimbra mi ha fatto diventare credo la persona più razionale che abbia mai conosciuto. Il motto qui è sempre stato volere è potere, niente è impossibile. Tutti gli ostacoli che ho incontrato durante il percorso, da quelli più insignificanti a quelli più duri li ho superati non mettendoli sotto al tappeto e guardando il calendario ma affrontandoli uno per uno. Ma la chitarra non posso ripararla e improvvisamente la massima da "volere è potere" è diventata " Alcune cose vanno accettate così come sono".

Dimenticatevi della mia chitarra e di tutte le mie fregnacce esistenziali. In astratto "volere non è potere", anche il più razionale del mondo si ferma di fronte al fatto che certe cose accadono e non possiamo farci nulla. Cercare delle lontane spiegazioni non sarebbe altro che perdere inutilmente del tempo.

Questa fuffariflessione mi ha riportato a ciò che penso ininterrottamente da 10 giorni a questa parte. Sono ossessionato dal concetto della scelta giusta. Un po' come quelli che devono cambiare televisore o cellulare e guardano 140 modelli diversi cercando QUEL modello, nell'incubo che poi una settimana dopo nel negozio sotto casa ne sia arrivato uno molto molto più figo.

Beh io sono uno di quelli. Solamente che tendo, o tendevo, a farlo anche per TUTTE le scelte.
Sarà che questo è un periodo di scelte. La fine dell'Erasmus, il ritorno alla vita vera, la laurea, il dopo-laurea e i primi "pensieri di lungo periodo" come mi piace chiamarli.

E se non fosse la scelta giusta? E se la scelta giusta fosse fare quello, piuttosto che l'altro? Quando ripartire? A febbraio? A Marzo? Da solo?

E' buffo ma a sbrogliare un po' la situazione ci ha pensato un brano di "Castelli di rabbia" di Baricco che un amica che forse oggi potrebbe anche odiarmi mi ha fatto leggere questa primavera. La cosa più divertente è che non ricordo esattamente cosa ci fosse scritto nel libro, ma avendola letta in un momento particolarmente delicato è come se avessi forgiato quell'immagine a mio piacimento.
Era il passaggio in cui si riferiva alla vita come ad una persona che deve trasportare decine di sfere di vetro, molto delicate, angosciato che alcune di esse possano cadere. Beh che cadano! E' normale. Fa tutto parte della vita. Gli errori, le scelte sbagliate, le parole di troppo, le sfortune, i momenti di debolezza e fragilità non sono anomalie del sistema, fanno parte di un disegno più grande. Sono le sfere che cadono e si rompono, perchè non potrebbe essere altrimenti, e dobbiamo conviverci più o meno serenamente.

La dimostrazione che questa teoria è valida è che poi alla fine, in un modo o nell'altro tutti i cocci si ricompongono, e se lo dice uno che ha la chitarra spezzata in due potete crederci. Oggi per esempio guai burocratici fermi da giorni si sono sbrogliati tutti insieme, e grazie a Bisi la mia chitarra è tornata a Milano dove, più facilmente che a Coimbra, qualcuno può ripararla.

Dopo questa profusione di ottimismo come minimo domani mattina mi sveglio e alzandomi dal letto scivolo, mi rompo un braccio, precipito sul pc, mando a fuoco la stanza e mi troverò la sera a domandarmi come i pezzi si possano ricomporre.

Tralaltro ho questo problema. Ho l'istinto di uccidere una persona, è la responsabile del mio ufficio Erasmus qui. Una persona talmente odiosa che si sveglia e quando va in bagno si piglia a schiaffi davanti allo specchio. Insomma già non ho un ottimo rapporto con la burocrazia, in più questi individui, che si atteggiano da depositari del sapere, dei veri e propri tuttologi della modulologia inutile, delle code per niente, dei documenti persi, sono l'ultimo anello della catena evolutiva appena davanti a muschi e licheni con ottime possibilità di carriera per questi ultimi.
Sono stufo di essere solidale con la loro frustrazione. Tutte le persone che lavorano sono più o meno frustrate, la stragrande maggioranza dei lavoratori fa lavori monotoni e guardando la sveglia la mattina spera che dei grandi dischi volanti abbiano conquistato la terra e non ci sia più bisogno di lavorare.
Ma i burocrati a differenza di tutti questi possono scaricare la loro frustrazione su altre persone, secondo lo stesso perverso procedimento che accade tra professori e alunni a scuola. In pochi arrivano a fare il passaggio successivo. Perchè questo lavoro è così frustrante? Non sarà perchè anch'io faccio la mia piccola parte con gli altri nella grande catena della frustrazione?

23.58 su Coimbra, piove, chi l'avrebbe mai detto. Il pc riproduce buona musica, Ludovico Einaudi.

Ascoltatelo e tutte le mie divagazioni sulla musica troveranno incredibilmente un senso.

Jerome

lunedì, febbraio 05, 2007

Ventidue anni dopo il posto più bello del mondo

Sono l'unico a pensare che prima dei ventanni i compleanni più fighi siano pari e dopo i 20 siano dispari? 14-16-18-20-21-23-25 molto meglio15-17-19-22-24 no?

E' finito il mio ventunesimo anno, forse il più importante della mia vita. Senza forse.

D'ora in poi se non altro potrò finalmente dire "quando avevo ventunanni".

Sta tornando quella terribile sensazione ad imbuto di fine settembre. Quella dei pensieri congestionati che non fanno uscire niente. Vivo giorno per giorno.

Non riesco a scrivere, non era mai successo. Forse perchè è il primo compleanno che passo lontano da casa. Non è nostalgia, non dopo 5 mesi qui e ad un mese dal ritorno, ma domani vorrei che apparissero uno per uno tutti gli amici che sono rimasti a Milano ognuno con le proprie ragioni. Può sembrare un capriccio, ma non si può nascondere un desiderio. Vorrei che domani e solo domani festeggiassero con me tutti quelli che non potranno esserci.

Ma ci sarà Bisi, che vale per tutti loro! Con il suo spirito itinerante farà tappa in portogallo per 3 giorni. Sono contento.

Mi sono dedicato agli studi, motivo per cui non ho potuto riferire di questo posto.

L'ho chiamato "Il posto più bello del mondo". L'aldilà me lo immagino un po' così, grandi prati a strapiombo sul mare, un faro e l'oceano.

Sulla terra è La Coruna, sulla punta a nord della Galizia, un altro degli splendidi posti che questo soggiorno in terra straniera mi offre.
Forse questo li batte davvero tutti.

Mi hanno detto che sono troppo Sturm und Drang. Credo abbiano ragione, ma ho vissuto 21 anni a Milano e piombare in mezzo a paesaggi così ti fa sembrare di essere in un altro universo.

Sto pensando a tante cose. A cosa fare quando tornare, a cosa fare PRIMA di tornare, a cosa fare dopo la laurea, quali strade prendere.

Mi domando se il 5 febbraio 2006 avrei mai immaginato tutto quello che sarebbe successo quest'anno, se avrei mai immaginato di trovarmi un anno più tardi, a Coimbra, a scrivere sul blog. Forse no, ed è il motivo per cui non riesco a disegnare uno scenario verosimile per il mio 5 febbraio 2008, e a tutto quello che può succedere nei prossimi 365 giorni.

E' l'uno e zeroquattro su Coimbra, è il mio compleanno, domani ho un esame, e le ultime note di una zuccherosissima canzone di Cesare Cremonini fanno da colonna sonora al mio scrivere.

Per più di una ragione forse dovrei andare a dormire.

Jerome