meno sappiamo e piu' lunghe sono le nostre Spiegazioni

giovedì, ottobre 26, 2006

Sorpresao! ( Ascoltati e fatti ascoltare!)

Ma in aeroporto ragazzi!!!

In quale altro posto del mondo c'è un sacco di confusione, persone che parlano tutte le lingue e una voce che ti chiama???

(tanti ma reggetemi il gioco)

Ebbene sì, sono tornato in gran segreto a Milano, facendo una super sorpresa durante la riunione di quello che un tempo era l'esigua redazione di Acido Politico ed oggi è diventato una sorta di plotone militare.

L'impatto è stato traumatico, tanto che quasi non riuscivo a parlare. Tutte quelle facce ad osservarci, tutte quelle proposte, quei discorsi...io fino a un giorno prima ero in quel luogo di perdizione e vacanza infinita che è Coimbra...

A dir la verità, trascorse quasi 48 ore, non mi sono ancora ripreso...non so cos'è.

Forse collabora il fatto che il motivo per cui ho fatto migliaia di km, fare un esame qui, è andato di merda. E così, una per una, sono venute fuori tutte le paranoie...rimaste sopite in un mese di soggiorno coimbrese.

Che sensazione strana tornare...mi trovo a disagio in situazioni in cui prima avrei sguazzato. I miei amici, la mia università, il mio "mensile universitario" (non ce la si fa a chiamarlo giornalino, vero Vega09?)

E poi succede che riesco a riprendere confidenza con quel mondo e mi tocca partire nuovamente.

Oggi, se non l'avevate ancora capito, è la giornata delle paranoie.

Erano lì lì per vincermi, ma poi ho deciso di non cascarci...e ho deciso di indire..

LA GIORNATA MONDIALE DELLA PARANOIA - 26 OTTOBRE

Una volta all'anno sfoga le tue paranoie!!
Affrontale tutte una per una!
Asciuga tutti i tuoi amici uno per uno con le tue fregnacce esistenziali!
Aspira l'anima di tutti i tuoi familiari raccontando punto per punto le tue vicissitudini scolastiche!
Dubbi sul futuro?
Crisi ipocondriache?
Sospetti di tradimento?

Da oggi e per sempre il 26 Ottobre sarà la giornata mondiale della paranoia!Ascolta e fatti ascoltare!

Io la mia dose giornaliera l'ho quasi ultimata grazie a delle anime pie che mi corcondano, e voi?

Sfogatevi. Qui naturalmente.

Jerome

martedì, ottobre 24, 2006

Primi bilanci

No, questa volta non potete farcela. Non potete davvero immaginare dove sono ora. Giuro che chi riesce ad indovinarlo vince una notizia veramente bomba, un segreto di cui solo io e altri depositari siamo a conoscenza.

Sono serio, a chi indovina verrà rivelato questo segreto.

Quello che vi posso dire è che c’è una grande quantità di gente che parla in tutte le lingue.

Ma andiamo con ordine. Una settimana è trascorsa dalle ultime gnus, e una settimana qui….dura esattamente sette giorni come in tutto il resto del mondo.

Non saprei dire se qui il tempo passa più in fretta o più lentamente, credo che teoricamente dovrebbe passare più lentamente ma qui tutti fanno del proprio meglio per tenersi occupati, un modo per non pensare credo.

Senza tediarvi con le mie vicissitudini Erasmus eccessivamente non posso non comunicarvi il fatto della settimana: Jerome è ufficialmente il campione di Sangria di Coimbra.

Da buon ex-astemio ho scoperto che con la sangria posso dare il meglio di me, ho iniziato una competizione con il buon Vincent, franco-portoghese-brasiliano, ed è stata una lotta all’ultimo sangue. Lui ha chiuso a 14, ma se n’è andato via prima, con il sospetto nostro che stesse per rigettare anche l’anima. Jerome invece alla 14esima era ancora in splendida forma, ricordo perfettamente con chi e come sono tornato a casa.

Da Milano mi si chiede continuamente notizia dei due veri eroi di Coimbra, Zhou Fu e Fu(Peng), i due immancabili cinesi. Ogni settimana ne scopro un risvolto sempre nuovo. Zhou Fu in particolare si sta imponendo, quando i cinesi partono non li ferma nessuno.

Vi racconto questa storia stupida, ma che rende perfettamente l’idea del loro approccio. Una sera ci si era dati appuntamento per le 8,30 per mangiare in una mensa e Zhou Fu esordisce con un messaggio, in portoghese naturalmente:

ZF “8.30 è troppo tardi, facciamo 8. Chiama Fu (Peng) e diglielo”

Allora va bene che Jerome è uno paziente, e perciò avverte anche Fu con il quale non condivide nessun idioma, però spostare l’orario voleva avvertire di nuovo tutti.

JER: “ Ho avvertito Fu, gli va bene 8.30, ci vediamo per quell’ora. 8 è troppo presto

Trascorrono 10 minuti e ancora un messaggio

ZF: “ Ho parlato io con Fu, l’ho convinto a venire per le 8. Andiamo tutti alle 8!”

Jerome sta per perdere la pazienza

J: “ Zhou Fu, non è possibile, è tardi e dovrei avvertire tutti!”

5 secondi dopo

ZF: “ No è tardi andare alle 8.30, facciamo alle 8!”

Miiiiiiiiiiiiiiiiiii Zhou fu! Insomma mi faccio prendere un po’ dal panico e attendo qualche minuto.

Giammai!

Partono le chiamate, una poi due, alla terza rispondo e supplico Zhou Fu di attendere le 8.

Alla fine ce l’ho fatta ma auguro a chiunque di discutere al telefono in portoghese con un cinese. Impagabile.

Sono stufo di resocontarvi, vi suggerisco allora la lista delle cose che ho notato finora in Portogallo
- Le macchine si fermano SEMPRE sulle strisce, piuttosto consumano tutti i pneumatici fino ai cerchioni, ma frenano. E’ una questione culturale, se però provi ad attraversare fuori accelerano, ho il sospetto che cerchino davvero di prenderti
- Qui viene prodotta una carta igienica nera. Lo spot era “ La carta più sexy di tutte”. E’ davvero necessario spiegare l’idiozia di questa cosa?
- Perché si dice andaree alla portoghese quando vai in autobus senza biglietto? Qui costa tantissimo ( 1,50€) e sei obbligato a farlo quando sali in vettura. Mah…
- I bancomat erogano solo banconote di piccolo taglio, dai 5 ai 20 euro. L’altro giorno, prelevando per ritirare i soldi dell’affitto, mi sembrava di essere uno spacciatore. Credo che per i prelievi oltre i 300 euro, esca di persona un individuo dalla banca con una valigetta in pelle di coccodrillo.

Le prossime me le tengo per i prossimi non – resoconti, ho parecchio tempo.

Ogni tanto mi manca un po’ Milano. Mi manca fare quello che facevo con passione, che poi è quello che uno insegue per tutta la vita. Mi mancano le cose “grandi” in tutti i sensi. I grandi discorsi, i “pensieri lunghi” se la citazione non mi inganna, il mondo vero. Qui il tempo trascorre piacevolmente ma come può trascorrere piacevolmente durante una vacanza, in modo del tutto spensierato.

Ho due dubbi amletici. Il primo è se questo bizzarrio desiderio di “mondo serio” è determinato dal fatto che la mia testa non è ancora completamente Erasmus o se sono diventato davvero grande, e l’Erasmus è già qualcosa che reputo di una fase che ho già superato pur non avendola mai vissuta.

L’altro dubbio che mi ossessiona da giorni è: “ Quando rovescerò il mio vassoio in mensa?”. In nove mesi prima o poi succederà, magari quando starò trasportando 5 ciotole di zuppa, magari rovescerò tutto addosso ad un professore, magari succederà nel momento di maggior affollamento, e tutti rideranno di me.

Ho questa malattia. Pensare alle prime volte prima che queste accadano. Mi accade di pensare quando conoscono una persona, specialmente una ragazza, quale sarà la prima occasione per la quale litigherò con lei? Quale sarà la causa scatenante?

Sono malato? Forse, ma questa confusione assordante mi impedisce di scrivere.

Ora devo andare, mi stanno chiamando.

Allora, dove sono?

Jerome

martedì, ottobre 17, 2006

Coimbra: Settimana tre e la tamarraggine portoghese

Vi racconto cosa c’è intorno a me ora

C’è vento, e il vento non fa affatto bene alle connessioni wireless scroccate come la mia.

C’è un po’ di freddo. Quello da maglietta a maniche lunghe che se ti metti la felpa hai caldo e se non la metti hai freddo.

C’è una strada trafficata, dove passa ciclicamente un tamarro con una moto 50 probabilmente con il motoro truccato di una Peg Perego. Qui va molto la tamaraggine tanto che non ho ancora capito se è uno solo che si diverte a sbagliare strada o una folla di adepti del “smarmittiamo fino all’impossibile”

Ci sono un sacco di nuvole. Subsonicamente in movimento. Stamattina mi sono svegliato con un sole splendido, poi mentre ero in biblioteca a studiare mi sono accorto che diluviava. Sono uscito che c’era ancora il sole e la mia fantasia perversa ha persino pensato che fosse un dispositivo ingegnato dall’università per costringerti a rimanere a studiare.

C’è un pollo. O meglio dei petti di pollo. Stanno scongelando, si spera, in vista della cena qui a casa mia. Presenti i compagni milanesi, i dottori torinesi, i due immancabili cinesi e forse una ragazza croata conosciuta ieri sera che è arrivata soltanto da una settimana e non conosce ancora nessuno.

Cominciamo proprio dalla compagnia. E’ ormai appurato che per parlare portoghese a Coimbra l’unica via è quella cinese. Per via di questa semplice teoria.( mi limito alle nazionalità che ho potuto incontrare)

I francesi parlano francese
I belgi parlano francese
I tedeschi parlano tedesco o inglese o pochissimo portoghese
Gli svizzeri, anzi la svizzera, parla italiano, inglese e tedesco
Gli slovacchi parlano un inglese perfetto e uno slovacco altrettanto impeccabile presumo. Il loro portoghese è ad uno stadio ancora molto primordiale
La croata, incredibile ma vero, parla italiano. Oltre all’inglese naturalmente
Inglese non se ne vedono, ma me li immagino.
I miei preferiti, gli spagnoli, hanno deciso che hanno in massa sbagliato paese e non solo non parlano portoghese ma non vogliono impararlo. Il loro inglese è qualcosa tipo Biscardi quindi fate voi.
Ma ecco la sorpresona. I portoghesi! Con loro si parla…italiano! Perché i portoghesi che decidono di non autoescludersi dal mondo erasmus sono 95% a loro volta ex-erasmus in Italia che non potendo prolungare il già prolungato soggiorno pensano bene di continuare la vita dissoluta a casa propria. Dannazione

Per fortuna ci sono loro: Peng Fu e Zhou Fou, in arte Flavio e Antonio. Stanno progressivamente venendo fuori, in particolare Zhou Fou.
Ieri abbiamo fatto la nostra prima gita fuori porta, abbiamo ebbene sì visto l’oceano. UAO.

Il mio velleitario pensiero remoto di fare il bagno si è spento quando la prima onda si è abbattuta sulle mie caviglie assiderandole all’istante. Alla fine conta lo stesso…

Questa località marittima-oceanica, chiamasi Figuera da Foz (che dopo un rapido consulto del dizionario abbiano scoperto signicare figa-bella dal fiume, mi è sembrata manco a dirlo…un po’ tamarra. Cupa, grigia con palazzoni orripilanti sulla costa. In più siamo stati sfidati da dei locali.
Dei buffoni, hannp passato tutto il tempo a farsi beffe del nostro calcio un po’ freestyle. Le abbiamo prese, 7 a 4, ma siamo usciti a testa alta.

Il confronto Italia-Cina procede a ritmo serrato. Quando mi sono azzardato ad affermare, riferendomi al tessile in crisi in Italia per colpa dei cinesi, che globalizzazione del mercato deve corrispondere anche a globalizzazione dei diritti Zhou Fu mi ha polverizzato sostenendo che entrando nel WTO la Cina diventa anche un grande mercato per l’Europa, che a sua volta mette in crisi altri prodotti cinesi, le automobili ad esempio. Quando gli ho detto che in Italia il limite è di circa 40 ore a settimana lui ha ribadito che in Cina è lo stesso. Sarà vero o no mi sto convincendo sempre di più che si comprende molto di più di una realtà così lontana parlando giorno dopo giorno con le persone più che visitando i luoghi per 15 giorni.

Qui, in contemporanea con l’inizio dei corsi la situazione si è un po’ tranquillizzata. Ma solo perché è in preparazione la Latas di qualcosa. La seconda festa più importante dell’anno, che ha luogo addirittura alla stadio per il numero di persone che coinvolge. Fate voi.

Il pollo non si scongela. Qualcuno ha qualche idea?

Le lezioni invece entrano nel vivo. Una delle nostre insegnanti ho come il presentimento che sia lesbica. Sarà per il capello corto, per l’aria aggressiva, per gli abiti neri, gli abiti in pelle, gli avvistamenti in compagnia di altre donne in un bar del centro di Coimbra a tarde ore, o forse mi sbaglio. In ogni caso è bravissima, spiega bene e parla un portoghese chiarissimo. Capisco quasi tutto. Fa un po’ effetto però. Siamo in 40 di cui più della metà Erasmus.

Qui le lezioni sono come essere al liceo. Compiti, valutazione continua, dibattiti, chiamate per nome. Per alcuni versi la cosa non mi entusiasma, per altri è molto più coinvolgente e proficuo.

Fa freddo, il pollo si riconglelerà?

Mi fanno bere un sacco. Ieri le mie prime 2 birre consecutive. Mi fa effetto pensando che prima di partire persino un sorso mi dava fastidio. Ora continua a non piacermi molto, ma è bello come rito: bere tutti insieme.

Che dite, è la prima fase del mio alcolismo?

Jerome

lunedì, ottobre 16, 2006

Jerome vs Nature

Stamattina volevo scrivere il post settimanale.

Giuro che l'avrei fatto se una tempesta di pioggia e vento non avesse impedito il mio accesso-ad-internet-sulla-terrazza.

Quindi, in attesa che migliori il tempo, pazientate.

Jerome

domenica, ottobre 08, 2006

Coimbra: Settimana due e un ticchettio sospetto

Sono passati quasi 13 giorni, parenti di due settimane, e mi ritrovo ancora qui, su un letto, a scrivere.

Stavolta però sono a casa, la mia nuova casa. Alla fine hanno vinto le 3 spagnole, pardon, catalane. A queste pochi giorni dopo si è aggiunta una ragazza galiziana (gallega?) così se volevo fuggire dal foggiano mi sono ritrovato circondato da un altro idioma, lo spagnolo. Maledetto spagnolo.

Anzi, magari fosse così. Volevo parlare portoghese ed invece mi trovo a sentire 3 lingue diverse in casa senza poterne comprendere nemmeno una. Prima il catalano, poi il gallego, poi il castigliano. Nessuna di queste alla mia portata.

Imparare il portoghese in mezzo a tre varianti diverse di spagnolo credo che sia la possibilità peggiore che potesse capitare a chiunque volesse apprendere il portoghese. C’è da dire che la casa è bella, accogliente. Come me l’ero immaginata. Chi non crede nel destino, come me, crede nella statistica. Alla lunga, a furia di cercare, la casa giusta sarebbe stata trovata.

La vista dal mio balcone è un po’ coperta, ma sotto c’è Coimbra. Una buona metafora del nostro futuro rubata al film “ Che ne sarà di noi”. Sta lì, c’è, sotto i nostri occhi, ma non possiamo vederlo.

Archiviato il capitolo casa questo Erasmus prende via via una fisionomia sempre più definita.

C’è da dire una cosa. Tutto quello che viene scritto, raccontato, immaginato sull’Erasmus è indiscutibilmente vero. L’unica variabile è il luogo probabilmente. Forse ci sono città più o meno predisposte, questo non lo so. Quello che so è che questa è certamente predisposta.
Le feste qui continuano senza sosta. Ma andiamo con ordine.

La noite dos Horarios che avevo precedentemente menzionato, per rimanere in linea con la maggioranza degli eventi qui, è stata una grande occasione per bere a volontà.
La mia resistenza alla birra è durata circa 48 ore. Qui è un fattore escludente, nel senso che non è nemmeno presa in considerazione l’eventualità che tu non beva birra. Quindi mi sono adeguato. Il problema non è stata la birra, ma una sorta di chupito composto da liquore al caffè, assenzio e crema di whisky. Una cosa del genere ad un ex-astemio come me può causare danni irreparabili. Ed effettivamente è stato così. Dopo, non mi ricordo + nulla. So che il giorno successivo per fortuna mio sono risvegliato nel mio letto ed ero da solo.

Giorno dopo giorno le conoscenze aumentano. Fortunatamente aumentano anche quelle un po’ più solide del “ Ciao-di dove sei-cosa studi- dove abiti-ci sono troppi italiani qui- il tempo qui è imprevedibile-scusa vado a prendere qualcosa da bere”. Abbiamo conosciuto due ragazzi di Torino molto simpatici, un ragazzo e una ragazza che studiano medicina. Finalmente qualcuno con cui fare vita anche al di fuori della pazza notte coimbrese. Cose tipo pranzare, girare per la città, fare la spesa insieme e andare al cinema. Un po’ di normalità insomma. Mi hanno fatto venire voglia di fare medicina.

Ora, considerando che:

- Sono ipocondriaco cronico
- Non credo nella medicina
- Ho paura del sangue e ai prelievi svengo 3 volte su 4
- Sono al terzo anno di scienze politiche
- Sono uscito dal liceo scientifico con 6 in matematica, fisica e scienze

Può essere un problema?

E’ che per la prima volta da quando sono all’università vedo qualcuno che sta studiando qualcosa di utile, tangibile. Dei piccoli grandi insomma. Loro potranno dare il loro contributo alla società molto presto, io…. non lo so.

Ma la conoscenza della settimana sono senza dubbio due ragazzi cinesi. Il primo, e unico forse finora, momento di vero scambio interculturale. La scena più spassosa è stata senza dubbio la presentazione. Erano insieme ai ragazzi di Torino, mi rivolgo ad uno e dico, stringendogli la mano: “Flavio”

E lui: “ Flavio!”

E io: “ Flavio! And you?”

E lui: “ Flavio”

E io: “ No, Eu Flavio. Tu?

E Lui: “ Flavio!”

E io: “ Meu nome è Flavio. Tuo nome?”


Oh…dopo quindici minuti ce l’ho fatta. Si chiamava Flavio. Il mondo è troppo, troppo piccolo.

L’altro ragazzo si faceva chiamare Antonio ma poi abbiamo capito che in Cina, oltre al loro nome, si scelgono degli appellativi occidentali per comodità e loro, appassionati di cultura italiana, avevano scelto quei nomi. Buongustai.

L’incontro con Si Fou e Zi Tou è stata un’opportunità incredibile per capire meglio una realtà che è conoscibile solo attraverso questi tipi di contatti.

Innanzitutto la Cina è grande, grandissima. Riferirsi ad essa come un blocco monolitico è come parlare di tutta l’Europa senza distinzioni. Recandoci al fiume e chiedendo quanto fosse grande lo Yang Tze uno dei due mi ha risposto un po’ stizzito che non l’aveva mai visto in vita sua, essendo lontanissimo da casa sua.

La mia preferita è stata senza dubbio la mia personalissima indagine circa le libertà politiche e religiose.
Io: “You can trust in every religion in China?”
Loro: “ Of course”
Io: “ Even catholics?”
Loro” Even catholics”
Io: “ And Falun gong?” ( per sapere cos’è google e wikipedia sono al vostro servizio)
Loro: “ No, Falun gong you can’t”
Io: “Why?”
L: “Because they make trouble with government “
Io: “ Ok, but if I want to trust in Falun Gong by myself. What can they do?”
L: “Government won’t permit you”
Io: “ Ok, but it’s a personal thing. What can they do?
L:” Government officer come to you….and persuade you”
Quel persuade me lo ricorderò tutta la vita.

Cina a parte la vita prosegue con ritmi altalenanti. A volte guardo il calendario e i giorni sembrano volare. Ma la mattina la lancette sembrano muoversi con una lentezza sonfortante e Milano sembra lontana. Mi manca, però le comunicazioni di questo secolo sono straordinarie e annullano realmente le distanze.

Una di queste sere, per discutere del futuro di Acido politico, mi sono trovato a parlare dal mio balcone, scroccando la connessione wireless dalla biblioteca di fronte, in audioconferenza con la mia bella e il grande-capo Vega09. Insomma, ero a Coimbra, senza nessun tipo di filo, che guardavo il panorama della città e conversavo liberamente e gratuitamente con due persone in due posti diversi a migliaia di chilometri di distanza. E’ splendido.

Scriverò spesso il weekend. Qui partono i portoghesi e la città si svuota. Anche la vita Erasmus si ricarica un attimo, ma non si ferma mai.

Accadono troppe cose in una settimana per poter essere raccontate tutte. Il post è già abbastanza lungo vi ho già tediato a sufficienza.

Un solo vero problema è ancora irrisolto. Il mio orecchio destro emette uno strano ticchettio intermittente. I “dottori “ mi hanno già diagnosticato qualcosa di impronunciabile.

Ma la medicina non esiste, passerà da solo

Jerome

martedì, ottobre 03, 2006

Coimbra, settimana uno

Eccomi qua

Alla fine ce l’ho fatta, posso dirmi quasi tranquillo. Quel “quasi” ve lo spiegherò alla fine.

Per la prima volta dopo 6 giorni, domani faccio la mia prima settimana, ho tempo per starmene seduto sul letto per un po’.

Forse , per la prima volta da quando mi sono detto: “Ma sì, andiamo in Erasmus”, ho cognizione di quello che sta accadendo.

L’inizio non è traumatico, è spaesante. Mi aspettavo una prima notte navigando tra le lacrime ed invece la mattina successiva mi sono svegliato e mi sono detto: “ Ok sono a Coimbra….” “ E adesso?”. Il mio Erasmus poteva anche finire lì, alla fine ce l’avevo fatta.

Per un cazzo! (scusate questa esclamazione della Coimbra bassa)

Fatta per niente. La burocrazia mi perseguita anche a decine di chilometri di distanza. Oltre a dover ricompilare tutti i moduli fatti in Italia e spediti con mia grande soddisfazione( dove finiscono quelli? In un tunnel della burocrazia interplanetaria?), ho dovuto anche chiedere il permesso di soggiorno allo stesso sportello delle ragazze angolane che dovevano compilare credo il modulo più lungo che sia mai stato elaborato. Praticamente inizi che chiedi la residenza e nel frattempo hai già cambiato stato civile. Insomma, alla faccia di Maastricht e Shengen…

Burocrazia a parte l’impatto non lascia indifferenti. A questa sensazione concorrono vari fattori.

- Nella zona dove vivo, nei primi tre giorni, ho incontrato per strada non più di 10 persone sopra i 28 anni
- I Portoghesi ( e da qui in poi intenderò sempre gli studenti, gli altri non so nemmeno come siano fatti) sono in festa per l’inizio delle lezioni, addirittura questa settimana ci sarà la noite dos horarios, in cui l’euforia generale deriva dal fatto che ognuno ha compilato il proprio piano di studi
- Sempre i portoghesi vanno in giro vestiti come dei becchini. E quando dico i portoghesi dico tutti, un buon 95 %. E’ il loro abito tipico, il Fato, se la mia comprensione del portoghese non mi inganna. Insomma sembra di essere in un grande set di un film di Tarantino, ovunque individui vestiti di nero, donne incluse, giacca cravatta eccetera. Le uniche escluse sono le matricole, le quali però devono prestarsi alle pratiche goliardiche dei più grandi. E non vi sto parlando di qualcosa che accade sporadicamente nei corridoi dell’università; nella piazza principale è normale vedere giovani con un cappello a forma di asino o una maglietta con scritte pseudo ingiuriose sulle matricole. Oppure qualcuno che cammina a gattoni per strada sotto lo sguardo vigile dei “becchini”. Ecco, osservava attentamente un mio compagno di viaggio oggi, più che becchini sembra di essere ad Ogwords, la scuola di Harry Potter. Fate un po’ voi…
- Gli Erasmus…beh quelli sono poco integrati con i locali, anche perché rappresentano una comunità a sé. Qualcuno mi ha detto che siamo 525, moltissimo per una città di 100.000 abitanti, di cui solo una piccola parte vive nel lato universitario. Qui la gente si conosce molto facilmente. Si parlano tutte le lingue, tranne il portoghese. Io che pensavo che, non sapendo nessuno il portoghese, per tutti fosse un problema in realtà non avevo capito nulla. Qui infatti se non sai francese e spagnoli perdi un sacco, maledizione, meno male che c’è l’inglese, ma viene un po’ snobbato a parte da chi viene dall’est. Tanti, troppi italiani. Ma non eccessivamente casinisti. Forse ci stiamo ancora ambientando.

Ma il vero motivo di spaesamento per me è stata la combinazione Erasmus=città piccola. Qui tutto ritorna, ricorre. Persone che a mattina vedi in ufficio la sera le rincontri per strada. Numeri di telefono di case che ti ha dato un amico, te li ritrovi già in rubrica quando cerchi di chiamarli. Io non conosco il mio vicino di casa a Milano e qui invece sembra che ci si possa conoscere tutti, in una sorta di grandissimo Truman Show.

Non che mi entusiasmi questo tipo di conoscenze fast-food. Ti presenti, scambi due parole e dimentichi. In sei giorni avrò stretto la mano a una cinquantina di persone, di queste solo di poche mi ricordo il nome. E allora accade che le rivedi per strada, loro magari riconoscono te ma tu non riconosci loro. Le hai già viste, ma dove? Che lingua parleranno? Quali domande avrai già fatto loro? Piccoli grandi problemi della vita Erasmus.

Il mio piccolo grande problema è di quattro lettere e no, non ha a che fare con la mia vita sessuale. E’ la casa. Ho scoperto che sono uno abbastanza meticoloso, preciso, esigente, insistente e anche un po’ rompiballe. Ho telefonato a 36 case per cercare la stanza giusta, di queste un buon due terzi o erano occupate o erano solo per ragazze, perché qui a quanto pare i ragazzi non hanno il diritto di dormire. Delle poche disponibili per ragazzi, sono riuscito a visitarne 10.

- Casa tenuta da vecchine gentili, alle quali per fare buona impressione ho pure scaricato la frutta. Se non ci fosse stato il frigorifero per le scale ci avrei anche pensato
- Mansarda 1. Altezza massima 1,50. Persino il proprietario si vergognava un po’ a presentarla, mi ha fatto anche un buon presso, 110 euro, ma voglio evitare di camminare sulle ginocchi nove mesi.
- Mansarda 2. Casa figa, piena di Erasmus + 2 Giapponesi. Non ho accettato, pensavo che la città offrisse di meglio, o forse volevo vedere TUTTE le case in affitto di Coimbra, e me la sono fatta sfuggire. L’ha presa un amico, meglio così
- Da non crederci. Chiediamo in una piccola abitazione ad un signore per una stanza. Il signore ci guarda, ci pensa, e dice: “ forse ho qualcosa per voi”. Ci conduce nel suo giardino, apre una sorta di baracca/ stanza degli attrezzi. Tutto in pietra, un letto, un tavolo, un lavandino e più ragni che metri quadrati. Fino all’ultimo non ho capito se scherzasse, quando poi ha detto 125 euro non ho più avuto dubbi.
- Casa bellissima, vicino all’università, piena di stanze grandi, ma vuote. Su tre piani vivono solo una portoghese e il proprietario. Come fosse possibile non lo so, una città senza un buco libero ed una casa così bella. Poi ho capito, lui era un po’ inquitante, una sorta di Norman Bates di Psycho, forse la portoghese ancora non l’aveva capito. Anche questa un po’ a malincuore l’ho abbandonata. Già vivere col proprietario è sempre un problema, se poi è uno psicopatico che si traveste da donna tanto peggio.
- Casa in periferia. La peggiore. Era tenuta da una donna baffuta che non so in quale regione possa essere sempre piaciuta. Piccola, lontana e triste. L’ho scartata appena ho visto i baffi di lei.
- Mansarda 3. Classico esempio di speculazione edilizia. Qui i Coimbresi fanno fortuna. Subaffittano case, mansarde e buchi in modo violento. Questo vuol dire che se possono ricavare una abitazione la ricavano. Questa era teoricamente per due, l’altro secondo me era rimasto incastrato in camera per non uscirne più. Bocciata, e poi vivere in 2 alla lunga ti fa odiare il tuo coinquilino
- Siamo nel podio. A questa ci ho pensato intensamente. E’ grandissima, e piena di porte chiuse. Ci vivono un portoghese e due foggiani che fanno morire. Sarebbe ottima, vicino all’università, ma non posso passare nove mesi con due foggiani. Ok che volevo imparare una lingua, ma il foggiano a Bahia e Lisbona non si parla. Peccato, si sarebbe mangiato da Dio
- Le ultime due sono le migliori.La prima è una casa enorme, abitata solo da studenti Erasmus, nessun italiano, wireless dappertutto, stanza un po’ piccola ma confortevole. Vicino al centro ma lontano dall’uni, e qui è tutto un sali e scendi unico. L’unico neo è che c’è la padrone in casa e non si può invitare nessuno, ma è talmente grande che anche invitando chi ci abita dentro, puoi fare un numero di combinazioni sufficienti per tutti nove i mesi. Avrei già accettato se non avessi già preso appuntamento per l’ultima.
- L’ultima è una casa con sei stanze, tre libere e tre abitate da spagnole. Sarebbe perfetta per la posizione e per la tipologia, non troppo dispersiva e con una compagnia no italiana. E poi ho palesemente fatto colpo sulla proprietaria. Io do il meglio di me con le donne over 40, non so per quale motivo piaccio sempre. Anche ai genitori dei miei amici ho sempre fatto un’ottima impressione.

Domani finalmente sarò in una di queste case, finalmente. Senza casa si è precari e non si è tranquilli. Questa vicenda mi ha già, come ho scritto nella mail a mia madre, “ridimensionato”. Forse mi aspettavo qualcosa di più bello, volevo la casa come me l’ero immaginata questi mesi. Non troppo grande, luminosa, con 6 o 7 studenti di tutte le nazionalità. Io l’ho chiamata “Sindrome dell’appartamento spagnolo”. E’ l’aver figurato il proprio Erasmus su misura al film “ L’appartamento spagnolo”, quando qualcosa si discosta dal film sono come non soddisfatto. Quel film ha fatto la rovina dell’Erasmus, quando torno ne faccio un altro io con tutte le mie di vicissitudini.

Fuori piove, come avevo previsto. Qui accadrà spesso e me ne dovrò fare una ragione. Milano mi sembra lontana, ma comunque sempre in questo mondo. I primi giorni mi sembrava di aver iniziato una nuova vita, come se mi avessero dato un nuovo nome, un nuovo volto e un nuovo corpo. Non riuscivo a rendere compatibile quel mondo sicuro e protetto che avevo lasciato con questo molto più incerto, sottoposto ad una serie infinita di stimoli.

Sarà la mia missione, in fondo è l’unica ragione per cui sono partito.

Jerome